di Michele Beltrami
liberedizioni 2011

 

Divertissement raffinato? Trapezismo enigmistico? Teatro dell’assurdo? Comicità irriverente e geniale? Surrealismo allucinante e inconsueto?
Proprio nel ricercare possibili etichette simboliche il lettore compirebbe il suo primo sbaglio. Il secondo errore? Pensare di reggere fra le mani un volume come tanti, pagine chiuse e in sé autoesplicite.
Beh, allora, buonasera e grazie.
Provate viceversa, semel in anno, a lasciarvi trasportare dagli apparenti, seducenti, serissimi, non-sense che Michele Beltrami mette in fila nei suoi funanbolici acrostici. Indossate il cappello di Marcovaldo e inseguite il bianco coniglio di Alice, perdendovi nei meandri del deliberato abbandono di un costrutto drammaturgico razionale, dove il linguaggio si scioglie e si riorganizza in altre forme.
Suggete a pieni polmoni ogni vocabolo, guaite senza ritegno, toccate … ferro quando il caso, meditate prima di voltar pagina, smantellate, rodete, fate man bassa, imparate a memoria.
Scoprirete che anche il vostro è un “disperato caso”. Se così è - questo l’augurio che promana dal libro – ogni B.U.O.N.A.S.E.R.A. sarà foriero di nuovi, emozionanti crepuscoli del mattino.
 
(Dalla prefazione al testo di Marcello Zane)